LETTERATURA E CINEMA
MICHELA MURGIA, ACCABADORA
FILM: MIELE di Valeria Golino
Relatore: CHIARA PUPPINI
Il corso viene proposto sia al Berna che alla Manin in date diverse
Il film (che tratta un tema del romanzo Accabadora di Michela Murgia) segna l’esordio nel lungometraggio di Valeria Golino e appartiene a quella categoria di rare pellicole che sanno andare a fondo in problematiche sociali volutamente rimosse attraverso il particolare di una storia privata.
Opera severa, sofferta e spesso respingente, soprattutto nella prima parte, fornisce il ritratto di una trentenne che trova sacrosanto aiutare i malati terminali ad abbreviare un’agonia ormai opposta al concetto stesso di vita: che sia per motivi personali (la morte della madre malata) o per un’indipendente convinzione intima, entra per poco nella loro esistenza, li aiuta a morire per poi tornare a una routine di fugaci rapporti sessuali e allenamenti fisici.
Contrapposta all’inerzia dei corpi dei malati è l’iperattività di una donna che vuole a tutti i costi sentire sé stessa; attraverso pratiche sportive condotte fino allo sfinimento e musica sparata nelle orecchie, Irene cerca di togliersi la morte di dosso, assaporando per poco una vitalità che forse crede di non meritare.
È l’incontro con Grimaldi, in questo senso, a mettere in crisi il suo fragile sistema interiore, perché in grado di spostare su un piano completamente diverso quella “responsabilità” che ha sempre sentito di avere nei confronti degli altri. Mediante scontri, avvicinamenti, differenze inconciliabili e inseguimenti emotivi, affiora tra la giovane donna e l’anziano ingegnere un rapporto di credibile e soffocata intesa che non rappresenta uno specchiarsi a vicenda quanto l’inizio di un nuovo cammino solo per lei.
Servito da immagini secche eppure personali, Miele non fa mai vedere la morte – benché ne sia concettualmente intriso – mostrando un ammirevole pudore verso una tematica-tabù qual è quella dell’eutanasia.